Ferenc Vajta
Ferenc Vajta era un criminale di guerra ungherese autore di spietati eccidi di massa.
È stato protagonista attivo della politica clandestina degli emigrati politici sin dal 1932, quando cominciò a impegnarsi in questi campi per ordine del Ministero degli Affari Esteri ungherese.
Fu uno dei principali propagandisti nazisti nei quotidiani patrocinati dalla Germania, aveva lavorato per i servizi segreti ungheresi prima della guerra. Il 10 aprile 1947, Vajta fu arrestato a Roma dalle autorità italiane, ma il 26 aprile venne rilasciato, malgrado si trovasse sulla lista ufficiale dei criminali di guerra e lItalia dovesse consegnarlo come tale alle autorità straniere.
Il rilascio di Vajta era stato congegnato da Pecorari, segretario generale della Democrazia Cristiana [e vicepresidente dellAssemblea costituente] e da Insabato, capo del Partito Agrario Italiano.
Aveva eccellenti contatti in Vaticano, in Inghilterra, in Francia e in Spagna. Inoltre conosceva personalmente il generale Franco, il ministro degli esteri spagnolo Artajo e il cardinale primate di Spagna. Nel 1947, Vajta intraprese un viaggio segreto con Casimir Papee, uno straordinario diplomatico polacco presso la Santa Sede dal 1939, un autorevole membro dellIntermarium [che aveva] collegamenti con i servizi segreti occidentali. Nel corso del loro viaggio i due sincontrano con funzionari dei servizi segreti inglesi e francesi.
A seguito di pressioni da parte del governo ungherese, la polizia italiana emise un mandato d’arresto nei confronti di Vajta. Il 3 settembre, al ritorno dal suo viaggio con Papee, lungherese fu avvisato del suo imminente arresto. Vajta si recò immediatamente a Castelgandolfo, la residenza estiva del Pontefice. La mattina del giorno successivo poté tornare impunemente a Roma, grazie alle sue potenti amicizie: Alcide De Gasperi, che era anche primo ministro, aveva personalmente garantito per la [sua] salvezza. Inoltre egli aveva ottenuto dei documenti falsi, rilasciati dai francesi. A Roma ottenne una breve ospitalità presso un padre gesuita ungherese nell’Università Gregoriana Gesuita, e scappò poi per Livorno con la gente del CIC Gowen, per poi scappare in Spagna. Da quell’anno, si mise a lavorare per gli americani al progetto dell’Unione Continentale.
Il 16 dicembre 1947 arriva a New York con un visto emesso dal consolato americano a Madrid e contrassegnato dalla dicitura “Diplomatico”. Negli USA, Vajta incontrò il cardinale Spellmann, il leader gesuita padre La Farge e un gran numero di capi politici emigrati allo scopo di procurarsi appoggi per lUnione Continentale. La visita di Vajta non passò inosservata, e grazie all’intervento dei due noti giornalisti Drew Pearson e Walter Winchell il governo fu sommerso dalla pubblicità negativa.
Vajta fu immediatamente arrestato, e il 3 febbraio 1948 gli ungheresi chiesero la sua estradizione. Gli americani non volevano restituirlo all’Ungheria e finalmente fu cacciato dagli Stati Uniti nel febbraio del 1950 e dopo il rifiuto da parte di Italia e Spagna di raccoglierlo, andò in Colombia. Il Vaticano intervenne e fece in modo che la Colombia lo accettasse e che un piccolo collegio cattolico situato laggiù lo impiegasse. Trascorse il resto della sua vita a Bogotà come professore di economia.
Gustav Wagner
Comandante del campo di concentramento di Sobibor durante la guerra. Arrestato, fuggì dalle prigioni alleate e percorse insieme a Franz Stangl la strada per Roma.
Fuggì infine in Brasile grazie all’opera caritatevole del vescovo Hudal.
Alois Brunner
Uno degli ufficiali più spietati che portarono a compimento il programma di deportazione degli ebrei, riuscì a fuggire attraverso la rete ordita dal Vaticano per permettere la fuga dei nazisti. Fuggì a Damasco, in Siria, dove vive ancora sotto il nome di dottor George Fischer, impunito per le centinaia di migliaia di vittime che inviò a Stangl e Wagner affinché le processassero.
Walter Rauff
Criminale di guerra, capo della Gestapo nella Repubblica di Salò eterminale milanese della rete di fuga del vescovo Hudal nel dopoguerra. Partecipò direttamente allo sterminio degli Ebrei, mettendo a punto una innovativa tecnica di morte: A seguito dellangoscia provata da Himmler [ministro degli interni] nell’assistere a una fucilazione di massa di ebrei a Minsk nel 1941, Rauff aveva diretto lo svolgimento del programma per la messa a punto di furgoni a gas mobili nei quali morirono circa centomila persone, per la maggior parte donne e bambini dell’Europa orientale. In seguito alla caduta del regime di Mussolini, nel settembre del 1943 Rauff fu inviato in Italia settentrionale, dove prestò servizio presso le SS nella zona intorno a Genova, Torino e Milano. Ancora una volta il suo incarico era quello di sterminare la popolazione ebrea.
Nella primavera del 1943, il vescovo Hudal entrò in contatto con questo famigerato autore di stragi, incontrandolo a Roma, dove Rauff era stato mandato dal suo superiore Martin Borrmann per sei mesi. In quei mesi furono stabiliti i primi contatti col Vaticano, che avrebbero portato, infine, all’istituzione da parte di Hudal di una rete per l’espatrio clandestino dei criminali nazisti. Con l’aiuto di Rauff, i più alti funzionari della Wehrmacht nell’Italia settentrionale [ed in particolare l’Obergruppenführer Karl Wolff] intrapresero una serie di negoziati segreti per la resa. Allen Dulles, il capo del servizio segreto americano in Svizzera, concluse la resa con le forze tedesche con l’aiuto di intermediari del Vaticano. A questi negoziati venne dato il nome in codice di “operazione Sunrise” e, anche se non abbreviarono la guerra, gli ufficiali nazisti che vi parteciparono sfuggirono ad una dura pena. Sull’operazione Sunrise, Il Secolo Corto ci fornisce ulteriori particolari.
L’operazione era condotta ufficialmente per risparmiare inutili morti, ma il suo scopo reale era invece di evitare che fossero i partigiani democratici italiani a conseguire la vittoria sull’esercito tedesco, poiché ciò avrebbe rafforzato il loro potere. I contatti fra Dulles e Rauff erano cominciati già all’inizio del gennaio 1945. Nel marzo dello stesso anno, le trattative fra OSS e SS erano giunte a un punto talmente avanzato da giustificare una prova concreta di buona fede da parte tedesca. Il 3 marzo Walter Rauff ebbe un incontro a Lugano con Dulles. Lincontro servì per organizzare il rilascio dei prigionieri americani e inglesi che si trovavano nelle mani della Gestapo in Italia. Le trattative proseguirono poi a ritmo serrato. A metà aprile Wolff si recò in Svizzera contando sulla sua reputazione personale presso gli anglo-americani per ottenere garanzie da parte di Dulles che “gli elementi idealisti e rispettabili dellesercito, del partito, e delle SS avrebbero potuto svolgere una parte attiva nella ricostruzione della Germania”. Non si trattava quindi soltanto della resa delle truppe tedesche nell’Italia settentrionale, ma di qualcosa che implicava una connivenza futura con i quadri qualificati del nazismo.
Dulles concesse in pratica un’amnistia ufficiosa alle SS. Quasi una pace separata, comprendente non solo la salvaguardia della vita, ma anche la libertà personale e la protezione dell’espatrio verso luoghi lontani e sicuri. Quando, il 29 aprile del 1945, l’esercito tedesco si arrese, Rauff ottenne un falso passaporto a nome di Carlo Comte e affittò un appartamento a Milano. Poi prese la sua copia dei documenti della polizia segreta di Mussolini, che comprendevano le liste degli iscritti al partito fascista, e la seppellì di nascosto fuori città. Sapeva che quei documenti si sarebbero rivelati molto utili nei mesi a venire e la sua previsione si dimostrò corretta. Il giorno seguente, tuttavia, Rauff venne arrestato dagli americani e rinchiuso nella prigione di San Vittore a Milano. Nel giro di alcune ore, arrivò un sacerdote e fece in modo che l’ufficiale tedesco venisse trasferito in un ospedale dell’esercito americano. Rauff venne rilasciato per essere affidato alla custodia della “S Force Verona”, un’unità dell’OSS che operava con la squadra di controspionaggio speciale anglo-americana in Italia, comandata da James Jesus Angleton. Tra le altre cose, la S Force era l’equivalente occidentale della sezione anticomunista di Rauff durante la guerra.
NOTA: Angleton e Dulles divennero in seguito, rispettivamente, capo del controspionaggio e direttore della CIA, e mantennero per tutta la durata della loro carriera il controllo esclusivo sui collegamenti tra i servizi segreti americani ed il Vaticano. Rauff fu rilasciato dopo un lungo interrogatorio sulle attività anticomuniste della Gestapo. Monsignor Giuseppe Bicchierai, segretario del cardinale di Milano Schuster, organizzò le cose in modo tale che questi potesse starsene nascosto nei conventi della Santa Sede.
Rauff prese contatto con l’arcivescovo di Genova Siri e andò immediatamente a Milano a lavorare per il Vaticano alla creazione di un sistema per far fuggire clandestinamente i nazisti.
Secondo Il Secolo Corto, dal 1945 al 1949 Rauff, agendo per conto deiservizi segreti americani sotto la copertura di un’organizzazione di aiuto ai rifugiati gestita dal Vaticano, avrebbe fatto partire clandestinamente verso asili sicuri più di 5.000 fra agenti della Gestapo e SS.
Nel 1949 Rauff lascia l’Italia per il Sud America, senza neanche prendere la precauzione di usare documenti falsi: il nome sul passaporto era infatti proprio il suo. Visse tranquillamente in Cile, paese che ne negò l’estradizione anche dopo che fu eletto il socialista Salvador Allende.
Adolf Eichmann
Principale artefice dell’olocausto nella veste di capo del Dipartimento per gli affari ebrei. Nel 1950, Hudal gli fornì una nuova identità, quella del profugo croato Richard Klement e lo mandò a Genova. Lì Eichmann fu nascosto in un monastero, sotto il controllo caritatevole dell’arcivescovo Siri, prima di essere fatto fuggire clandestinamente in Sudamerica.
La Caritas ha addirittura pagato tutte le spese di viaggio per permettere a Eichmann di raggiungere il Sudamerica.
Alla fine, Eichmann fu rintracciato in Argentina dal servizio segreto israeliano, rapito, processato e giustiziato a Gerusalemme nel 1962.
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