Il connubbio tra Fede e Denaro, la strana storia del prete piacentino


Parte 1

Storicamente e culturalmente siamo soliti associare il clero a persone integerrime fedeli ai voti di Castità, Obbedienza e Povertà che a loro vengono imposti all’atto della consacrazione.

Probabilmente nella provincia Piacentina non funziona più così, anche perchè uno degli uomini più ricchi dal punto di vista del proprio patrimonio è guarda caso un monsignore, a titolo prettamente personale; ricostruiamo la sua storia e le sue particolari frequentazioni.

Per correttezza di cronaca non ci presteremo a segnalare il nominativo del prelato ma è nostro interesse raccontare tutta la vicenda particolarmente “curiosa” che aleggia intorno a quest’uomo.

Partiamo dalla storia recente, a Piacenza nel centro della città esiste un monastero millenario, sede agostiniana in passato, e che oggi è una struttura pressochè ad uso e consumo del singolo monsignore che la abita; al suo interno ci sono patrimoni di opere d’arte che risultano di sua proprietà, stimati in oltre quindici milioni di euro !!!

La prima domanda che nasce spontanea è in che modo questo sacerdote abbia potuto accumulare una ricchezza personale tanto ingente svolgendo la sua attività come semplice sacerdote prima in un paesino di montagna e poi come prete di parrocchia e solo recentemente monsignore nel centro della cittadina emiliana.

Nella normalità, ad un qualsiasi cittadino italiano, sarebbe scattato un accertamento da parte delle istituzioni preposte alla vigilanza finanziaria in quanto tanta ricchezza poteva solo derivare da attività di impresa, oppure, essere di proprietà della Chiesa (sacrosanto e giustissimo) ma non di certo di un singolo uomo che dichiara da anni alle autorità fiscali del paese un umile reddito da sacerdote, con tutti i vantaggi e privilegi del caso.

Abbiamo cercato di capire da dove provenissero questi denari con i quali il sacerdote ha acquistato queste opere nel tempo; è stato un lavoro molto complesso anche perchè l’uomo non permette a nessuno di avvicinarsi ai documenti; noi ci siamo riusciti e abbiamo avuto tra le nostre mani certificati di proprietà di centinaia di opere tutti intestati alla stessa persona; donazioni spontanee ? Potrebbe essere una spiegazione plausibile, ma come si spiegano 16.000 donazioni spontanee ? E tutte donazioni di opere di alto pregio ? Quadri antichi, dipinti di artisti e maestri famosi, etc….

Sicuramente il sacerdote avrà svolto il suo compito con grandissima dovizia di particolari nel riguardo delle povere anime del territorio, che però, a quanto abbiamo appreso non sono mai state particolarmente “felici” dell’operato del prelato.

Il personaggio in questione è anche particolarmente attento alla propria immagine, più che alle pene dei suoi parrocchiani che una volta spremuti a dovere non vengono più nemmeno accolti nella sua canonica, conduce trasmissioni televisive, si fa pubblicare biografie (del tutto diremmo strutturate ad arte) con tanto di sponsor simil rally automobilistico.

Insomma un incantatore di serpenti che ha abbracciato la croce ?

La particella di Dio


La particella di Dio grazie alla quale esiste la massa, il bosone di Higgs, e’ l’ultimo mattone necessario per confermare con i dati la teoria che costituisce il pilastro della fisica contemporanea, chiamata Modello Standard.
L’esistenza di una simile particella e’ importantissima, alla luce delle conoscenze fisiche attuali perche’ senza la massa l’universo intero avrebbe un aspetto completamente diverso. Per esempio, se gli elettroni non avessero una massa non potrebbero esistere gli atomi e senza massa la materia ordinaria, quella che ogni giorno e’ sotto i nostri occhi, non esisterebbe. Per questo a partire dal 1964 i fisici hanno ritenuto indispensabile l’esistenza di una particella di questo tipo nel quadro delle teorie che descrivevano il mondo dell’infinitamente piccolo, il Modello Standard.
Quest’ultimo e’ il modello che prevede l’esistenza di tutti gli ‘’ingredienti’’ fondamentali dell’universo cosi’ come lo conosciamo. Comprende 12 particelle elementari organizzate in due famiglie: i quark e i leptoni, che sono i veri e propri mattoni della materia (presenti nell’infinitamente grande, come nelle galassie, negli stessi esseri umani come nel mondo microscopico). Il Modello Standard prevede poi un’altra famiglia di 12 particelle, che sono i messaggeri delle tre forze della natura che agiscono nell’infinitamente piccolo (chiamate forza forte, elettromagnetica e debole). Di queste particelle-messaggero fanno parte, ad esempio, i componenti elementari della luce chiamati fotoni, e i gluoni, che sono la colla che unisce fra loro i mattoni della materia, come i quark all’interno del nucleo dell’atomo.
‘’Questi 24 attori sarebbero dei burattini immobili se non venissero animati da qualcosa in grado di dare loro una massa’’, spiega il fisico teorico Antonio Masiero, della giunta esecutiva dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn). A ‘’far recitare’’ i 24 attori del Modello Standard è il bosone di Higgs. ‘’Grazie ad esso le particelle cominciano a interagire fra loro e, rallentate dall’attrito, non viaggiano piu’ alla velocita’ della luce e acquisiscono una massa.

Ecco chi è il vero Papa


Diario Vaticano / Il cardinale Bertone ha una marcia in più

Per ottenere “facoltà speciali” in deroga alle norme canoniche, i capi di curia non possono più rivolgersi direttamente a Benedetto XVI. Devono passare per il segretario di Stato. Che istruirà lui la pratica

CITTÀ DEL VATICANO, 12 dicembre 2011 – Un’innovazione normativa introdotta nei mesi scorsi ha ridefinito e accresciuto il potere di coordinamento della segreteria di Stato nei confronti degli altri dicasteri della curia romana.

La novità si trova in un rescritto “ex audientia SS.mi” firmato dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone.

I rescritti sono dei provvedimenti presi dal papa nel corso di una udienza concessa al segretario di Stato, e pubblicati, di norma, solo sugli “Acta Apostolicæ Sedis”, la gazzetta ufficiale della Santa Sede.

Nel rescritto in questione, dello scorso 7 febbraio, il cardinale Bertone annuncia che “il Santo Padre, in data 1 febbraio 2011, ha approvato il seguente testo quale articolo 126 bis del Regolamento generale della Curia Romana”. E specifica che la sua entrata in vigore è fissata per il successivo 1 marzo.

Questo nuovo articolo del Regolamento consta di quattro commi.

“Il Dicastero – si spiega nel primo comma – che ritiene necessario richiedere al Sommo Pontefice speciali facoltà, deve farne domanda per iscritto tramite la Segreteria di Stato, allegando un progetto di testo definitivo, con l’indicazione precisa delle facoltà richieste, la motivazione della domanda e specificando le eventuali deroghe alle norme canoniche universali o particolari, che risulterebbero modificate o in qualche modo disattese”.

“La Segreteria di Stato – si stabilisce nel secondo comma – richiederà il parere dei Dicasteri competenti in materia e di quelli che ritenga eventualmente interessati, nonché del pontificio Consiglio per i testi legislativi per quanto attiene la corretta formulazione giuridica e, se fossero implicate questioni dottrinali, della Congregazione per la dottrina della fede”.

Il terzo comma spiega le modalità concrete da seguire nella formulazione della richiesta relativa alle “facoltà speciali” e il quarto infine sottolinea come “la Segreteria di Stato [comunicherà] ai Dicasteri il testo delle facoltà eventualmente concesse dal Sommo Pontefice e, insieme al Dicastero richiedente, valuterà se e come procedere alla sua pubblicazione”.

In forza di questo rescritto, quindi, non ci potrà più essere una interlocuzione diretta tra il pontefice e i dicasteri curiali per quanto attiene la concessione delle “facoltà speciali”, che sono, in parole povere, gli ordini esecutivi che derogano dalle norme canoniche vigenti e che hanno valore di legge, prima di decadere con la morte del pontefice che li ha emessi.

Nel recente passato, queste “facoltà speciali” sono state uno strumento usato per contrastare in modo più rapido ed efficace gli abusi sessuali compiuti da chierici nei confronti di minori.

Dopo il 2001, infatti, delle “facoltà speciali” vennero concesse da Giovanni Paolo II alla congregazione per la dottrina della fede allora guidata dal cardinale Joseph Ratzinger. Il quale le aveva richieste, tra l’altro, per poter definire nuove fattispecie di reati canonici penali o per poter comminare pene gravissime, come la riduzione allo stato laicale, anche senza un regolare processo canonico.

Nel 2005 Benedetto XVI, con uno dei suoi primi atti di governo, rimise in vigore queste “facoltà speciali” che erano decadute con la morte del predecessore. E nel luglio 2010 alcune di queste facoltà sono state definitivamente codificate nelle nuove norme della congregazione per la dottrina della fede sui cosiddetti “delicta graviora”.

Negli scorsi anni, “facoltà speciali” di natura analoga sono state concesse anche ad altre congregazioni, come Propaganda Fide e quella per il clero.

La mattina del 22 gennaio 2010 si tenne in Vaticano una riunione dei capi dicastero della curia, presieduta da Benedetto XVI. L’ordine del giorno non fu rivelato. Ma si è saputo che in quella riunione fu auspicato un maggior coordinamento della curia romana, ad opera della segreteria di Stato.

Il rescritto dello scorso febbraio sembra andare in questa direzione.

La comunione negata ai fuorilegge, ecco la Chiesa del perdono


Il divieto della comunione eucaristica ai cattolici divorziati e risposati è sempre più  contestato e disobbedito. Benedetto XVI resiste. Ma ripubblica un suo saggio del 1998 che apre due spiragli, il secondo affidato alle coscienze

ROMA, 5 dicembre 2011 – Durante la recente visita di Benedetto XVI in Germania, molti si aspettavano dal papa delle “aperture” ai cattolici divorziati e risposati: con l’attenuazione, se non la revoca, del divieto di fare la comunione.

Tale attesa fu espressa dallo stesso presidente della repubblica federale tedesca, Christian Wulff, cattolico e risposato, nel benvenuto ufficiale dato al papa al suo arrivo a Berlino.

Nei quattro giorni del viaggio in Germania, però, e neppure dopo, papa Joseph Ratzinger non ha detto nulla sull’argomento.

Ma che la questione gli stia molto a cuore, si sa. Ne ha parlato più volte in passato, e ha detto che “il problema è molto difficile e deve essere ancora approfondito”.

Lo scorso 30 novembre Benedetto XVI è tornato sull’argomento in forma indiretta: con il rilancio su “L’Osservatore Romano” di un suo saggio “poco conosciuto” del 1998, arricchito da una nota che riporta le parole da lui dette sull’argomento al clero della diocesi di Aosta, il 25 luglio 2005.

Una nota importante, quest’ultima. Perché riguarda proprio un punto sul quale Benedetto XVI ritiene che si possa aprire un varco al generale divieto della comunione.

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Nella prima parte del suo saggio il papa ribadisce che questo divieto non è un’invenzione della Chiesa cattolica. La Chiesa non può che attenersi all’insegnamento di Cristo, che sull’indissolubilità del matrimonio si è espresso con assoluta chiarezza.

Ma di quale matrimonio? San Paolo – ricorda il papa – riconosce l’indissolubilità assoluta al solo matrimonio sacramentale, tra cristiani. Per il matrimonio tra un cristiano e un non cristiano l’apostolo ammette la possibilità della separazione, se il fine è di salvaguardare la fede del coniuge battezzato. E così fa anche oggi la Chiesa con il cosiddetto “privilegium paulinum”, quando ammette lo scioglimento di un matrimonio non sacramentale.

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Nella seconda parte del saggio, papa Ratzinger affronta l’obiezione di chi sostiene che la Chiesa cattolica dovrebbe imitare la prassi più flessibile della Chiesa antica e delle Chiese orientali separate da Roma.

Nei primi secoli, il papa ricorda che alcuni Padri “cercarono soluzioni ‘pastorali’ per casi limite”, e fa il nome di san Leone Magno. Ma nell’insieme, dice, “i fedeli divorziati risposati non furono mai ammessi ufficialmente alla sacra comunione”, nemmeno dopo un tempo di penitenza.

Nei secoli successivi, però, il papa riferisce che si ebbero due sviluppi contrapposti:

“Nella Chiesa imperiale dopo Costantino si cercò, a seguito dell’intreccio sempre più forte di Stato e Chiesa, una maggiore flessibilità e disponibilità al compromesso in situazioni matrimoniali difficili. Fino alla riforma gregoriana [del secolo XI] una simile tendenza si manifestò anche nell’ambito gallico e germanico. Nelle Chiese orientali separate da Roma questo sviluppo continuò ulteriormente nel secondo millennio e condusse a una prassi sempre più liberale”.

In Occidente, invece, “fu recuperata grazie alla riforma gregoriana la concezione originaria dei Padri. Questo sviluppo trovò in qualche modo una sanzione nel concilio di Trento e fu riproposto come dottrina della Chiesa nel concilio Vaticano II”.

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Nella terza parte del suo saggio, papa Benedetto replica a chi esige dalla Chiesa cattolica di rispettare la scelta dei divorziati e risposati quando “in coscienza” ritengono giusto fare la comunione, in contrasto con la norma giuridica che la vieta.

Benedetto XVI parte da una considerazione che sembra chiudere qualsiasi varco:

“Se il matrimonio precedente di fedeli divorziati risposati era valido, la loro nuova unione in nessuna circostanza può essere considerata come conforme al diritto, e pertanto per motivi intrinseci non è possibile una recezione dei sacramenti. La coscienza del singolo è vincolata senza eccezioni a questa norma”. Una norma, l’indissolubilità del matrimonio, che è di “diritto divino” e “sulla quale la Chiesa non ha nessun potere discrezionale”.

Ma subito dopo aggiunge:

“La Chiesa ha invece il potere di chiarire quali condizioni devono essere adempiute, perché un matrimonio possa essere considerato come indissolubile secondo l’insegnamento di Gesù”.

E non sempre – scrive – i tribunali ecclesiastici che dovrebbero accertare se un matrimonio è valido o no funzionano bene. Talora i processi “durano in modo eccessivamente lungo”. In alcuni casi “terminano con sentenze problematiche”. In altri ancora “intervengono errori”.

In questi casi, quindi – riconosce il papa –, “non sembra in linea di principio esclusa l’applicazione della ‘epikeia’ in foro interno”, cioè una decisione di coscienza:

“Molti teologi sono dell’opinione che i fedeli debbano assolutamente attenersi anche in ‘foro interno’ ai giudizi del tribunale a loro parere falsi. Altri ritengono che qui in ‘foro interno’ sono pensabili delle eccezioni, perché nell’ordinamento processuale non si tratta di norme di diritto divino, ma di norme di diritto ecclesiale. Questa questione esige però ulteriori studi e chiarificazioni. Dovrebbero infatti essere chiarite in modo molto preciso le condizioni per il verificarsi di una ‘eccezione’, allo scopo di evitare arbitrii e di proteggere il carattere pubblico – sottratto al giudizio soggettivo – del matrimonio”.

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Nella quarta parte del saggio Benedetto XVI indica precisamente un nuovo campo da esplorare, riguardo ai motivi che rendono nullo un matrimonio:

Il papa esclude tassativamente che un matrimonio possa cessare di valere semplicemente “quando il legame personale dell’amore fra due sposi non esiste più”.

Ma prosegue:

“Ulteriori studi approfonditi esige invece la questione se cristiani non credenti – battezzati, che non hanno mai creduto o non credono più in Dio – veramente possano contrarre un matrimonio sacramentale. In altre parole: si dovrebbe chiarire se veramente ogni matrimonio tra due battezzati è ‘ipso facto’ un matrimonio sacramentale. Di fatto anche il Codice indica che solo il contratto matrimoniale ‘valido’ fra battezzati è allo stesso tempo sacramento (cfr. Codex iuris canonici, can. 1055, § 2). All’essenza del sacramento appartiene la fede. Resta da chiarire la questione giuridica circa quale evidenza di ‘non fede’ abbia come conseguenza che un sacramento non si realizzi”.

In una nota aggiunta in coda al saggio c’è la frase ai preti di Aosta nella quale il papa ha ripreso e sviluppato tale ragionamento:

“Particolarmente dolorosa è la situazione di quanti si erano sposati in Chiesa, ma non erano veramente credenti e lo hanno fatto per tradizione, e poi trovandosi in un nuovo matrimonio non valido si convertono, trovano la fede e si sentono esclusi dal sacramento [dell’eucaristia]. Questa è realmente una sofferenza grande e quando sono stato prefetto della congregazione per la dottrina della fede ho invitato diverse conferenze episcopali e specialisti a studiare questo problema: un sacramento celebrato senza fede. Se realmente si possa trovare qui un momento di invalidità perché al sacramento manca una dimensione fondamentale non oso dire. Io personalmente lo pensavo, ma dalle discussioni che abbiamo avuto ho capito che il problema è molto difficile e deve essere ancora approfondito”.

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Nella quinta e ultima parte del saggio, infine, papa Benedetto mette di nuovo in guardia dall'”annacquare” in nome della misericordia quella verità rivelata che è l’indissolubilità del matrimonio.

E conclude:

“Certamente la parola della verità può far male ed essere scomoda. Ma è la via verso la guarigione, verso la pace, verso la libertà interiore. Una pastorale, che voglia veramente aiutare le persone, deve sempre fondarsi sulla verità. Solo ciò che è vero può in definitiva essere anche pastorale. ‘Allora conoscerete la verità e la verità vi farà liberi’ (Giovanni, 8, 32)”.

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Fin qui il pensiero di Benedetto XVI sulla comunione ai cattolici divorziati e risposati, che egli ha voluto ribadire con la ripubblicazione di questo suo saggio del 1998.

Le “aperture” indicate dal papa nel saggio e nella nota aggiunta sono almeno due.

La prima è il possibile ampliamento dei riconoscimenti canonici di nullità dei matrimoni celebrati “senza fede” da almeno uno dei coniugi, pur battezzato.

La seconda è il possibile ricorso a una decisione “in foro interno” di accedere alla comunione, da parte di un cattolico divorziato e risposato, qualora il mancato riconoscimento di nullità del suo precedente matrimonio (per effetto di una sentenza ritenuta erronea o per l’impossibilità di provarne la nullità in via processuale) contrasti con la sua ferma convinzione di coscienza che quel matrimonio era oggettivamente nullo.

Di fatto, questo secondo è un comportamento che tende ad essere messo in pratica molto al di là dei suddetti limiti, da parte di cattolici divorziati e risposati che neppure sono mai ricorsi ai tribunali canonici per regolarizzare la loro posizione, né intendono farlo, ma ugualmente fanno la comunione per loro volontà, con o senza l’approvazione del confessore.

Sia sull’una che sull’altra pista Benedetto XVI auspica che l’approfondimento proceda.

E fa capire di sperare in un esito positivo in entrambi i casi, “senza compromettere la verità in nome della carità”.

Il Papa scrive, Bertone corregge e timbra, gli strani aspetti del potere Vaticano


CITTÀ DEL VATICANO, 28 novembre 2011 – Con una lettera circolare ai cardinali e agli arcivescovi che guidano le congregazioni, i tribunali, i pontifici consigli e gli uffici che compongono la curia romana, la segreteria di Stato ha ribadito la “prassi vigente” che regola la divulgazione dei testi pontifici.

La circolare – riprodotta integralmente più sotto e mai resa pubblica – è autorevolmente firmata dall’arcivescovo Angelo Maria Becciu, che in qualità di “sostituto” guida la prima sezione della segreteria di Stato, l’ufficio che più da vicino coadiuva il papa nel governo della curia.

In essa si ribadisce appunto che la regola in vigore prevede che “nel caso di pubblicazione di un documento a firma del Santo Padre” questo “sia inviato, con ragionevole anticipo rispetto alla data prevista di divulgazione, in originale e nelle sue eventuali traduzioni, in formato cartaceo e su supporto elettronico, alla segreteria di Stato, la quale, dopo attenta revisione del contenuto, si prenderà cura di effettuarne la distribuzione ai mezzi di comunicazione sociale della Santa Sede”.

“Tale procedura – puntualizza la circolare – ha come fine primario la difesa dell’integrità del magistero petrino, che potrebbe essere lesa dalla circolazione di testi non ancora revisionati o indebitamente divulgati prima della scadenza dell’embargo sulla loro pubblicazione”.

Rispetto a quanto anticipato da http://www.chiesa, va notato che l’obbligo di sottostare al previo controllo della segreteria di Stato si riferisce esclusivamente ai testi che recano la firma del papa, e non a quelli sottoscritti semplicemente dai responsabili dell’uno o altro ufficio della curia romana.

La circolare non può quindi riferirsi, a rigore, alla nota del pontificio consiglio della giustizia e della pace presentato nella sala stampa vaticana il 24 ottobre, col titolo: “Per una riforma del sistema finanziario internazionale nella prospettiva di un’Autorità pubblica a competenza universale”. Nota non firmata da Benedetto XVI ma dai soli responsabili di quel dicastero.

È verosimile invece – come scritto dall’agenzia dei vescovi degli Stati Uniti “Catholic News Service” in un servizio del 17 novembre – che la circolare in questione sia stata determinata da un disguido verificatosi riguardo al messaggio di Benedetto XVI per la 98.ma Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, presentato nella sala stampa vaticana il 25 ottobre.

In effetti, ampi stralci di questo documento pontificio erano stati diffusi dal “Vatican Information Service”, l’agenzia on line della Santa Sede, cinque giorni prima della data stabilita per la sua diffusione.

Ciò non toglie che nel summit tenuto in segreteria di Stato il 4 novembre per rimediare a simili incidenti si sia parlato anche della nota sul sistema finanziario internazionale emessa autonomamente dal pontificio consiglio della giustizia e della pace, fatta oggetto di forti critiche dopo la sua pubblicazione, da dentro e da fuori il Vaticano.

Da qui l’intervento autorevole dell’arcivescovo sostituto, che nella catena di comando vaticana viene subito dopo il papa e il segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone.

Ecco qui di seguito il testo integrale della circolare.

__________

“AI CAPI DICASTERO LA PRASSI VIGENTE PRESCRIVE…”

Segreteria di Stato
Prima Sezione – Affari Generali

N° 197.356

Dal Vaticano, 4 novembre 2011

Eminenza Reverendissima,
Eccellenza Reverendissima,

al fine di assicurare una corretta e sicura distribuzione dei documenti portanti la firma del Santo Padre, mi premuro di ricordare all’Eminenza / Eccellenza Vostra Reverendissima, i principi che reggono la divulgazione, tramite i media di comunicazione sociale della Santa Sede, dei testi pontifici.

Nel caso di pubblicazione di un documento a firma del Santo Padre, la prassi vigente prescrive che esso sia inviato, con ragionevole anticipo rispetto alla data prevista di divulgazione, in originale e nelle sue eventuali traduzioni, in formato cartaceo e su supporto elettronico, alla Segreteria di Stato, la quale, dopo attenta revisione del contenuto, si prenderà cura di effettuarne la distribuzione ai mezzi di comunicazione sociale della Santa Sede.

Vostra Eminenza / Eccellenza comprenderà che tale procedura ha come fine primario la difesa dell’integrità del Magistero Petrino che potrebbe essere lesa dalla circolazione di testi non ancora revisionati o indebitamente divulgati prima della scadenza dell’embargo sulla loro pubblicazione.

Mentre ringrazio anticipatamente Vostra Eminenza / Eccellenza Reverendissima per l’attenzione che vorrà prestare in materia, profitto della circostanza per confermarmi con sensi di distinto ossequio

dell’Eminenza / Eccellenza  Vostra Reverendissima
dev.mo nel Signore

+ Angelo Becciu Sost.

AI CAPI DICASTERO
nelle Loro Sedi
CITTA’ DEL VATICANO

Indagine su preti e pedofilia, indiscrezione delle ultime ore, finalmente escono i nomi


Le procure del Belgio stanno indagando su un centinaio di preti accusati di abusi sessuali su minori. Per reati spesso commessi parecchi anni fa. La lista è stata ricostruita proprio grazie alle informazioni raccolte con le perquisizioni effettuate nel palazzo episcopale di Malines e in altri uffici nel giugno del 2010. La maggior parte dei religiosi coinvolti vive nell’area nord, in particolare nelle Fiandre. Vatican Insider parla di preti “omosessuali”.

Ecco cosa penso di chi mi ha fatto male….


Ogni tanto mi fermo a pensare a quello che sino a ieri è stato della mia vita, bè tuttosommato non posso lamentarmi, ho avuto una splendida figlia, purtroppo con una persona totalmente sbagliata per me, anche se me ne sono accorto troppo tardi, ho visitato quasi tutti i paesi emersi dalle acque, ho conosciuto diversi popoli e diversi linguaggi, usi, consuetudini e costumi.

Si, mi è proprio piaciuta la mia vita, quella vecchia però ! Ora si apre davanti a me un mondo totalmente diverso, quando avrò la possibilità di ritornare in mezzo alla gente sarà per me eccezzionale poter dare loro quanto io ho appreso in tutti questi anni; eh si, cavolo io sono veramente ricco, molto di più di un sultano orientale, sono ricco di ricordi, esperienze, anche negative, e sentimenti, e devo per forza di cose poterle trasferire agli altri, altrimenti cosa ci sto a fare qui ? Per scrivere un altro libro ? bè si forse lo farò nei prossimi mesi, ma per ora quello che posso solo dire è che alla fine dei giochi ho vinto io; si ho vinto proprio io sul mondo intero….qui qualcuno, chi mi conosce starà pensando che sono partito di cervello, e allora vi spiego.

Allora, nella mia vita ho vissuto le peggiori ingiustizie che si possono perpretare ad un uomo, soprattutto quando questo è indifeso e solo, ho visto la sofferenza di qualcuno che mi ha di fatto sequestrato e portato via l’amore più grande della mia vita, ho visto le persone che ho aiutato a risolvere ogni loro problema che sono state le prime a precipitarsi per cercare di eliminarmi anche fisicamente, ho visto tolta la mia libertà e non in senso letterario ma in senso vero, ho visto amici che sono svaniti nel nulla, ho visto giornalisti adoperarsi per cinquecento euro per distruggere la reputazione di persone per bene, ho visto funzionari di polizia corrotti che procedono imperterriti nelle loro azioni, ho visto il governo cadere e rifarsi in una notte, ho visto morire il mio migliore amico, ho visto gente che mi era debitrice scomparire con la convinzione di avere avuto un risparmio, ho visto tante, troppe faccie false, cavolo quante ce ne sono, ho visto presti, scusate monsignori, nascondere le loro malefatte ed i loro soprusi sui più piccoli, ne ho viste veramente tante, potrei fare veramente un altro libro…ma alla fine ho visto che Dio esiste !!!

Seguendo la moda cinematografica del momento a qualcuno verrebbe facile l’espressione “dai cazzoooo….” bè in effetti se rileggo il paragrafo sopra e non penso di essere me stesso dico anche io la stessa identica cosa…ma è proprio qui che le cose sono cambiate…. Dio c’è sempre stato, ero io un pirla che non lo vedevo e ora, ripensando a tutti quelli che hanno avuto un minuto di gloria nella visione della mia caduta, dico, caspita come mi dispiace…. mi dispiace tanto che non li posso accontentare come vorrebbero….eh si…. perchè il Dio con cui mi intrattengo a parlare ogni giorno, essendo l’unico amico vero che conosco, mi ha detto di stare tranquillo, si si…e lo sono, perchè sono entrato in una visione delle cose completamente differente rispetto a prima.

Sono d’accordo con voi, dovrei essere incazzato a morte e guardare all’infinito Braveheart perchè tutto sommato alla fine lui un paio di ceffoni a qualcuno li ha tornati, io penso invece che metterò a disposizione l’altra guancia, si alla fine ho deciso così; Dio mi ha spiegato con le sue parole che cercare rivalsa o vendetta in terra non ha senso, non ha senso non perchè non sia giusto farlo, ma perchè preferisce pensarci lui, cazzo e se ci pensa lui sono problemi roventi per gli capita a tiro….

Per cui alla fine penso e sono convinto che il tempo metterà fine alle ingiustizie e che alla fine ogni persona che nella sua condotta scorretta ha trovato la propria soddisfazione proverà a considerare di essersi sbagliato.

Perdonate chi vi fa del male, davvero, perdonatelo, anche se hanno ucciso dei bambini inermi voi dovete perdonarli, sarà Dio a dare loro la condanna per l’eternità non noi, le nostre non sono condanne sono solo pareri.

Newton May